Enzo Fabiani: lo scultore che vola nei cieli della poesia  

Sarà perché devono quotidianamente faticare, o meglio lottare con materiali pesanti come la creta, il marmo, il ferro, l’acciaio, la pietra e così via, fatto sta che gli scultori, più dei pittori, sono portati ad immaginare cose, cioè forme, volanti: ossia sculture che se ne vadano, e restino, nell’aria libere, sostenute dal vento.

(…) Ora questa caratteristica ritorna visibile di fronte alle sculture di Maineri, il quale ha cominciato a parlarmi di sé raccontandomi della sua grande passione per la musica e per il volo. (…)

A questo punto potremmo anche aspettarci, da un artista preso dalla musica e dal “viaggiar celeste”, chissà quali discorsi di futuristica o astratta memoria: invece la formazione e la cultura di Maineri hanno preso una caratteristica diversa, pur avvalendosi delle diverse e qui già ricordate esperienze (…) come riconoscerà in seguito un grande esperto di scultura, Mario De Micheli.                     

Estratto da: 

Maineri, lo scultore che vola nei cieli della poesia

Milano, Dicembre 1999