Carlo Franza: Le tracce mitologiche di Maineri
Da quella cattedra di scultura dell’Accademia di Belle Arti di Brera, egregiamente diretta da Giancarlo marchese, illustre scultore della contemporaneità postmoderna, sono venuti fuori tutta una serie di giovani allievi, emergenti negli anni, tra i quali Maineri. Di lui la galleria Ada Zunino presenta una mostra degna di nota. Bronzi e terracotte intrise d’una grande passione neoromantica, che lasciano leggere la sincera e nobile intenzione di questo lombardo nato a Varese nel 1962, che si muove sulla linea della grande scultura. In dieci anni è cambiato poco: ha mantenuto i suoi soggetti classici, è rimasto un giovane carico di vitalità e umanità e ha lavorato per opere pubbliche significative. Maineri lavora tenacemente nel suo grande studio a Comerio dalle parti di Varese, tra un pianoforte e una serie di librerie, con le vetrate che aprono su un grande giardino e mille risultate e prove di lavoro. Una parte felice di questa produzione è oggi in mostra nella storica galleria della scultura italiana, nobilmente diretta da Ada Zunino, che è riuscita in tanti anni ad imporre il lavoro di giovani artisti. Non può non sorprendere il lavoro di Maineri, intanto per la freschezza e l’energia d’una materia che si aggrega con naturalezza, e poi per l’attenzione all’immagine sentita dai più come passatista. Non è il caso dell’artista varesino, che si adopera culturalmente sulle tracce della mitologia, delle saghe, delle leggende popolari, con un clima che sa di pagano ma anche di misticità, di bellezza propria delle forze modellate e d’una poesia vibrante che pulsa nella materia e nelle forme evidenziate. Sono corpi che fuoriescono dalla materia come per incanto, d’una materia che si rompe, per mettere in luce una sorta di anima umana, aperta al ristoro della passione che scivola sulla pelle dei corpi.
“Le tracce mitologiche di Maineri”, Il Giornale, Milano, 13.11.1999